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venerdì 21 dicembre 2012

Felice te.


" ...beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (Vangelo di Luca 1, 45)

Felice te, chiunque tu sia, che CREDI al  VANGELO.

Felice te.


" ...beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (Vangelo di Luca 1, 45)

Felice te, chiunque tu sia, che CREDI al  VANGELO.

venerdì 7 dicembre 2012

Signore che io veda!

 

Siamo noi
i CIECHI che gridano
dietro a Gesù. 
LUI
ci chiede solo di CREDERE.

Signore che io veda!

 

Siamo noi
i CIECHI che gridano
dietro a Gesù. 
LUI
ci chiede solo di CREDERE.

mercoledì 5 dicembre 2012

Sento compassione di questa folla

L'evangelista Marco al cap. 15, 32 del suo Vangelo, riporta queste parole toccanti di Gesù: "Sento compassione di questa folla ..."
Penso al Cuore di Cristo, divino e umano, che sente compassione per noi.
Un duplice pensiero: lasciarmi raggiungere, invadere, gurarire, dalla compassione di Gesù; nello stesso tempo unirmi a Lui, partecipare alla Sua compassione per le folle, le fosse di questa umanità che ha fame e sete di senso, di felicità, insomma, di DIO, e forse non lo sa ...

Sento compassione di questa folla

L'evangelista Marco al cap. 15, 32 del suo Vangelo, riporta queste parole toccanti di Gesù: "Sento compassione di questa folla ..."
Penso al Cuore di Cristo, divino e umano, che sente compassione per noi.
Un duplice pensiero: lasciarmi raggiungere, invadere, gurarire, dalla compassione di Gesù; nello stesso tempo unirmi a Lui, partecipare alla Sua compassione per le folle, le fosse di questa umanità che ha fame e sete di senso, di felicità, insomma, di DIO, e forse non lo sa ...

lunedì 5 novembre 2012

Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate

Navigando su internet mi sono imbattuta in questo documento che non conoscevo. E' di Benedetto XV che proclama Sant'Efrem dottore della Chiesa. 
Documento interessantissimo, visto che oggi la Siria è in primo piano ...purtroppo!
Ecco il link al documento sul Sito Vatican.va: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/encyclicals/documents/hf_ben-xv_enc_05101920_principi-apostolorum-petro_it.html.

Alcune espressioni di questo Santo ci inoltrano nelle meraviglie della Parola di Dio.

Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere.

Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre.

È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte.

[Dio] Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono.

Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate

Navigando su internet mi sono imbattuta in questo documento che non conoscevo. E' di Benedetto XV che proclama Sant'Efrem dottore della Chiesa. 
Documento interessantissimo, visto che oggi la Siria è in primo piano ...purtroppo!
Ecco il link al documento sul Sito Vatican.va: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/encyclicals/documents/hf_ben-xv_enc_05101920_principi-apostolorum-petro_it.html.

Alcune espressioni di questo Santo ci inoltrano nelle meraviglie della Parola di Dio.

Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere.

Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre.

È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte.

[Dio] Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono.

lunedì 22 ottobre 2012

Oggi 22 ottobre ... Beato Giovanni Paolo II

Lo ricordiamo con queste sue parole pronunciate il 9 dicembre 1987:

"Da un attento studio dei testi evangelici si rileva che nessun altro motivo se non l'amore verso l'uomo, l'amore misericordioso, spiega i «miracoli e segni» del Figlio dell'uomo".

Oggi 22 ottobre ... Beato Giovanni Paolo II

Lo ricordiamo con queste sue parole pronunciate il 9 dicembre 1987:

"Da un attento studio dei testi evangelici si rileva che nessun altro motivo se non l'amore verso l'uomo, l'amore misericordioso, spiega i «miracoli e segni» del Figlio dell'uomo".

giovedì 11 ottobre 2012

Chi cerca trova ...

"Chi cerca trova" è una Parola che abbiamo incontrato nel Vangelo di oggi, 11 ottobre 2012, apertura dell' Anno della Fede. 
E' speranza di scoprire sempre più - se veramente lo cerchiamo - il Volto di Gesù, l'Amico che si propone a noi come TESORO NASCOSTO ...

Chi cerca trova ...

"Chi cerca trova" è una Parola che abbiamo incontrato nel Vangelo di oggi, 11 ottobre 2012, apertura dell' Anno della Fede. 
E' speranza di scoprire sempre più - se veramente lo cerchiamo - il Volto di Gesù, l'Amico che si propone a noi come TESORO NASCOSTO ...

mercoledì 12 settembre 2012

Pregare i salmi. Come?

Ecco un esempio tratto dai discorsi di San Bernardo abate:
Entriamo nella fortezza fondata su Cristo, pietra solidissima che non vacilla mai. Sforziamoci con tutto l`impegno di rimanere in essa. Si verificherà allora su di noi il detto: «Egli ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi» (Sal 39, 3).
Così, bene fondati e resi sicuri, diamoci ormai alla contemplazione per considerare cosa voglia il Signore da noi, cosa gli piaccia e cosa torni gradito ai suoi occhi. Sappiamo che «tutti quanti manchino in molte cose» (Gc 3, 2) e che il nostro sforzo malauguratamente si dirige contro il suo santo volere, invece di unirsi e aderire ad esso. Umiliamoci perciò sotto la mano potente del Dio altissimo e cerchiamo in ogni modo di riconoscerci come realmente siamo agli occhi della sua misericordia, dicendo: «Guariscimi, o Signore, e sarò guarito, salvami e io sarò salvo» (Ger 17, 14). Possiamo fare anche quest`altra preghiera: «Pietà di me, Signore; risanami, contro di te ho peccato» (Sal 40, 5).
Quando l`occhio del cuore si è schiarito alla luce di questa preghiera, rigettiamo l`amarezza che vuole entrare nel nostro spirito, e apriamoci piuttosto alla grande gioia che sta nel riposare sullo Spirito di Dio. Più che la volontà di Dio, qual è in noi, contempliamo la volontà di Dio in se stessa. Infatti «nella volontà di Dio si trova la vita» (Sal 29, 6) volg.). Ciò che combacia con la sua volontà è senza dubbio per noi più utile e più rispondente alle nostre esigenze.
Conserviamo con sollecitudine la vita dell`anima e, con una medesima premura, asteniamoci dal seguire vie che non si concilino con essa. Quando ormai abbiamo fatto qualche progresso nella via spirituale sotto la guida dello Spirito Santo, che scruta anche le profondità di Dio, usciamo da noi ed entriamo in lui che è tanto buono. Preghiamo con il profeta per conoscere la sua volontà, e visitiamo non più il nostro cuore, ma il suo tempio dicendo: «In me si abbatte l`anima mia, perciò di te mi ricordo» (Sal 41, 7).

Dobbiamo guardare noi stessi e dolerci dei nostri peccati in ordine alla salvezza. Ma dobbiamo anche guardare Dio, respirare in lui per avere la gioia e la consolazione dello Spirito Santo. Da una parte ci verrà il timore e l`umiltà, dall`altra la speranza e l`amore.






Pregare i salmi. Come?

Ecco un esempio tratto dai discorsi di San Bernardo abate:
Entriamo nella fortezza fondata su Cristo, pietra solidissima che non vacilla mai. Sforziamoci con tutto l`impegno di rimanere in essa. Si verificherà allora su di noi il detto: «Egli ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi» (Sal 39, 3).
Così, bene fondati e resi sicuri, diamoci ormai alla contemplazione per considerare cosa voglia il Signore da noi, cosa gli piaccia e cosa torni gradito ai suoi occhi. Sappiamo che «tutti quanti manchino in molte cose» (Gc 3, 2) e che il nostro sforzo malauguratamente si dirige contro il suo santo volere, invece di unirsi e aderire ad esso. Umiliamoci perciò sotto la mano potente del Dio altissimo e cerchiamo in ogni modo di riconoscerci come realmente siamo agli occhi della sua misericordia, dicendo: «Guariscimi, o Signore, e sarò guarito, salvami e io sarò salvo» (Ger 17, 14). Possiamo fare anche quest`altra preghiera: «Pietà di me, Signore; risanami, contro di te ho peccato» (Sal 40, 5).
Quando l`occhio del cuore si è schiarito alla luce di questa preghiera, rigettiamo l`amarezza che vuole entrare nel nostro spirito, e apriamoci piuttosto alla grande gioia che sta nel riposare sullo Spirito di Dio. Più che la volontà di Dio, qual è in noi, contempliamo la volontà di Dio in se stessa. Infatti «nella volontà di Dio si trova la vita» (Sal 29, 6) volg.). Ciò che combacia con la sua volontà è senza dubbio per noi più utile e più rispondente alle nostre esigenze.
Conserviamo con sollecitudine la vita dell`anima e, con una medesima premura, asteniamoci dal seguire vie che non si concilino con essa. Quando ormai abbiamo fatto qualche progresso nella via spirituale sotto la guida dello Spirito Santo, che scruta anche le profondità di Dio, usciamo da noi ed entriamo in lui che è tanto buono. Preghiamo con il profeta per conoscere la sua volontà, e visitiamo non più il nostro cuore, ma il suo tempio dicendo: «In me si abbatte l`anima mia, perciò di te mi ricordo» (Sal 41, 7).

Dobbiamo guardare noi stessi e dolerci dei nostri peccati in ordine alla salvezza. Ma dobbiamo anche guardare Dio, respirare in lui per avere la gioia e la consolazione dello Spirito Santo. Da una parte ci verrà il timore e l`umiltà, dall`altra la speranza e l`amore.






mercoledì 22 agosto 2012

Rispondere a qualsiasi ORA

Oggi il Vangelo di Matteo (20, 1-16), ci parla della chiamata a lavorare nella vigna all'undicesima ora (5 del pomeriggio).
Sappiamo che gli operai hanno accettato l'offerta di lavoro.
Sappiamo pure che Samuele, il Profeta dell'A.T., è stato invece chiamato all'alba della sua vita e rispose anch'egli senza lasciar cadere una sola delle parole del Signore ...

Lascio aperto il dialogo ...

Rispondere a qualsiasi ORA

Oggi il Vangelo di Matteo (20, 1-16), ci parla della chiamata a lavorare nella vigna all'undicesima ora (5 del pomeriggio).
Sappiamo che gli operai hanno accettato l'offerta di lavoro.
Sappiamo pure che Samuele, il Profeta dell'A.T., è stato invece chiamato all'alba della sua vita e rispose anch'egli senza lasciar cadere una sola delle parole del Signore ...

Lascio aperto il dialogo ...

mercoledì 1 agosto 2012

Evangelizzare o testimoniare?

Domanda tranello!!! Scommetto che l'avete già te capito: non ci può essere contrasto.
Preferisco rispondere aiutandomi con un documento della Chiesa del 2007 che ritengo semplicemente fantastico: Nota dottrinale su alcuni aspetti dell'evangelizzazione.
Ne riporto un brano:
"L'evangelizzazione non si realizza soltanto attraverso la predicazione pubblica del Vangelo, né unicamente attraverso opere di pubblica rilevanza, ma anche per mezzo della testimonianza personale, che è sempre una via di grande efficacia evangelizzatrice. In effetti, «accanto alla proclamazione fatta in forma generale del Vangelo, l'altra forma della sua trasmissione, da persona a persona, resta valida ed importante. [...] Non dovrebbe accadere che l'urgenza di annunziare la buona novella a masse di uomini facesse dimenticare questa forma di annuncio mediante la quale la coscienza personale di un uomo è raggiunta, toccata da una parola del tutto straordinaria che egli riceve da un altro»[40].

In ogni caso, va ricordato che nella testimonianza del Vangelo la parola e la testimonianza della vita vanno di pari passo; affinché la luce della verità sia irradiata a tutti gli uomini, è necvessaria anzitutto la testimonianza della santità.
Se la parola è smentita dalla condotta, difficilmente viene accolta.
Ma neppure basta la sola testimonianza, perché "anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata - ciò che Pietro chiamava "dare le ragioni della propria speranza" (1 Pt 3, 15) - ed esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù. (n. 11).

Evangelizzare o testimoniare?

Domanda tranello!!! Scommetto che l'avete già te capito: non ci può essere contrasto.
Preferisco rispondere aiutandomi con un documento della Chiesa del 2007 che ritengo semplicemente fantastico: Nota dottrinale su alcuni aspetti dell'evangelizzazione.
Ne riporto un brano:
"L'evangelizzazione non si realizza soltanto attraverso la predicazione pubblica del Vangelo, né unicamente attraverso opere di pubblica rilevanza, ma anche per mezzo della testimonianza personale, che è sempre una via di grande efficacia evangelizzatrice. In effetti, «accanto alla proclamazione fatta in forma generale del Vangelo, l'altra forma della sua trasmissione, da persona a persona, resta valida ed importante. [...] Non dovrebbe accadere che l'urgenza di annunziare la buona novella a masse di uomini facesse dimenticare questa forma di annuncio mediante la quale la coscienza personale di un uomo è raggiunta, toccata da una parola del tutto straordinaria che egli riceve da un altro»[40].

In ogni caso, va ricordato che nella testimonianza del Vangelo la parola e la testimonianza della vita vanno di pari passo; affinché la luce della verità sia irradiata a tutti gli uomini, è necvessaria anzitutto la testimonianza della santità.
Se la parola è smentita dalla condotta, difficilmente viene accolta.
Ma neppure basta la sola testimonianza, perché "anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata - ciò che Pietro chiamava "dare le ragioni della propria speranza" (1 Pt 3, 15) - ed esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù. (n. 11).

martedì 24 luglio 2012

Perché il male nella Chiesa?

Risponde Benedetto XVI ne "La Porta della Fede", n. 13:

Sarà decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede, la quale vede il mistero insondabile dell’intreccio tra santità e peccato. Mentre la prima evidenzia il grande apporto che uomini e donne hanno offerto alla crescita ed allo sviluppo della comunità con la testimonianza della loro vita, il secondo deve provocare in ognuno una sincera e permanente opera di conversione per sperimentare la misericordia del Padre che a tutti va incontro.


Personalmente di fronte al male che c'è nel mondo e anche nella Chiesa  richiamo alla memoria la parabola del grano e della zizzania: 

"Un'altra parabola espose loro così: Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?
Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".
(Matteo 13, 24-30)

Perché il male nella Chiesa?

Risponde Benedetto XVI ne "La Porta della Fede", n. 13:

Sarà decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede, la quale vede il mistero insondabile dell’intreccio tra santità e peccato. Mentre la prima evidenzia il grande apporto che uomini e donne hanno offerto alla crescita ed allo sviluppo della comunità con la testimonianza della loro vita, il secondo deve provocare in ognuno una sincera e permanente opera di conversione per sperimentare la misericordia del Padre che a tutti va incontro.


Personalmente di fronte al male che c'è nel mondo e anche nella Chiesa  richiamo alla memoria la parabola del grano e della zizzania: 

"Un'altra parabola espose loro così: Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?
Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".
(Matteo 13, 24-30)

lunedì 23 luglio 2012

Tra fede e scienza

La fede ... si trova ad essere sottoposta più che nel passato a una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche.
La Chiesa tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità
(Cfr. Benedetto XVI, La porta della fede, n. 12)

Tra fede e scienza

La fede ... si trova ad essere sottoposta più che nel passato a una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche.
La Chiesa tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità
(Cfr. Benedetto XVI, La porta della fede, n. 12)

domenica 22 luglio 2012

Si mise a insegnare loro molte cose

Sappiamo dai versetti precedenti del Vangelo di Marco 6,34,  che Gesù e i discepoli, assediati dalle folle, non avevano più tempo nemmeno per mangiare.
Gesù decise allora di condurre i suoi a riposare un po', ma ... "sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose" (Marco 6,34).
In altri passi dei Vangeli incontriamo Gesù che "si commuove" e "guarisce molti", altrove "dà loro da mangiare": qui si commuove e "insegna loro molte cose".
Abbiamo qualcosa da imparare dal Maestro ...
Vogliamo seguire umilmente Gesù nella sua missione, per Informare sulle cose di Dio coloro che per tanti motivi non le conoscono o le conoscono male.

Si mise a insegnare loro molte cose

Sappiamo dai versetti precedenti del Vangelo di Marco 6,34,  che Gesù e i discepoli, assediati dalle folle, non avevano più tempo nemmeno per mangiare.
Gesù decise allora di condurre i suoi a riposare un po', ma ... "sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose" (Marco 6,34).
In altri passi dei Vangeli incontriamo Gesù che "si commuove" e "guarisce molti", altrove "dà loro da mangiare": qui si commuove e "insegna loro molte cose".
Abbiamo qualcosa da imparare dal Maestro ...
Vogliamo seguire umilmente Gesù nella sua missione, per Informare sulle cose di Dio coloro che per tanti motivi non le conoscono o le conoscono male.

venerdì 20 luglio 2012

Pregare Maria o direttamente Dio?

"...  la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù, e non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù”
(Lumen gentium, 67).
(Benedetto XVI, 25 marzo 2012)

La Madonna ci segue istante per istante. 
La nostra vita è illuminata dalla certezza della sua presenza che illumina anche le notti più oscure della vita ...
Ella ci conosce ad uno ad uno. E' sempre possibile in qualsiasi momento il colloquio diretto con Lei.

Come Maria si inserisce misteriosamente nel mistero della SS.ma trinità, così si interisce nel nostro cammino verso Dio.

Ave Maria ... prega per noi ADESSO ...

Pregare Maria o direttamente Dio?

"...  la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù, e non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù”
(Lumen gentium, 67).
(Benedetto XVI, 25 marzo 2012)

La Madonna ci segue istante per istante. 
La nostra vita è illuminata dalla certezza della sua presenza che illumina anche le notti più oscure della vita ...
Ella ci conosce ad uno ad uno. E' sempre possibile in qualsiasi momento il colloquio diretto con Lei.

Come Maria si inserisce misteriosamente nel mistero della SS.ma trinità, così si interisce nel nostro cammino verso Dio.

Ave Maria ... prega per noi ADESSO ...

Come l'amore così la fede

E' amando che si cresce nell'amore e "solo credendo ... la fede cresce e si rafforza; non c'è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio".
(Benedetto XVI, La porta della Fede n. 7)

Come l'amore così la fede

E' amando che si cresce nell'amore e "solo credendo ... la fede cresce e si rafforza; non c'è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio".
(Benedetto XVI, La porta della Fede n. 7)

giovedì 19 luglio 2012

Dio è Trinità

Dio è Trinità

Il mistero della Trinità va avvicinato con il senso del mistero e dello stupore, come quando fasciati dal buio della notte fissiamo lo sguardo nel cielo stellato. E’ necessario bandire pregiudizi e preconcetti.

Trinità vuol dire che Dio ama la comunione, è rapporto di amore, non è solitario. Anche l’uomo, fatto a immagine di Dio, è fatto per la comunione, trova la vera gioia nel donare.

Siamo invitati a entrare nel mistero Trinitario.

Dio è Trinità

Dio è Trinità

Il mistero della Trinità va avvicinato con il senso del mistero e dello stupore, come quando fasciati dal buio della notte fissiamo lo sguardo nel cielo stellato. E’ necessario bandire pregiudizi e preconcetti.

Trinità vuol dire che Dio ama la comunione, è rapporto di amore, non è solitario. Anche l’uomo, fatto a immagine di Dio, è fatto per la comunione, trova la vera gioia nel donare.

Siamo invitati a entrare nel mistero Trinitario.

In LUI solo c'è salvezza

Non vi pare il mondo un immenso deserto?
Le persone umane cercano l'acqua, ma non lo sanno ...
Dio? La fede? Un puro miraggio.
Qualche voce grida in questo deserto, ma la sua eco resta senza risposta.

Scrive Benedetto XVI ne "La Porta della Fede":

"Credere in Gesù Cristo è la via
per poter giungere in modo definitivo alla salvezza" (n.3)

 

Sono Io, non temete

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare
e, saliti in una barca, si avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafarnao.
Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.
Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato circa tre o quattro miglia,
videro Gesù che camminava sul mare
e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
Ma egli disse loro: «Sono io, non temete».
Allora vollero prenderlo sulla barca
e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Giovanni 6,16-21.


Teresa Benedetta della Croce
Edith Stein
 - Signore quanto alte sono le onde,
quanto oscura è la notte!
Non vorresti illuminarla
per me che veglio solitaria?

– Tieni saldamente il timone,
abbi fiducia e conserva la calma.
La tua barca è preziosa ai miei occhi,
voglio condurla a buon porto.

Tieni continuamente
gli occhi fissi alla bussola.
Essa aiuta a giungere alla meta
attraverso notti e tempeste.

L’ago della bussola
pur oscillando resta fermo.
Ti mostrerà la rotta

che voglio vederti fare.
Abbi fiducia e conserva la calma:
attraverso notti e tempeste
la volontà di Dio, fedele,

(Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, tratto dal sito Vangelooggi.org)

In LUI solo c'è salvezza

Non vi pare il mondo un immenso deserto?
Le persone umane cercano l'acqua, ma non lo sanno ...
Dio? La fede? Un puro miraggio.
Qualche voce grida in questo deserto, ma la sua eco resta senza risposta.

Scrive Benedetto XVI ne "La Porta della Fede":

"Credere in Gesù Cristo è la via
per poter giungere in modo definitivo alla salvezza" (n.3)

 

Sono Io, non temete

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare
e, saliti in una barca, si avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafarnao.
Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.
Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato circa tre o quattro miglia,
videro Gesù che camminava sul mare
e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
Ma egli disse loro: «Sono io, non temete».
Allora vollero prenderlo sulla barca
e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Giovanni 6,16-21.


Teresa Benedetta della Croce
Edith Stein
 - Signore quanto alte sono le onde,
quanto oscura è la notte!
Non vorresti illuminarla
per me che veglio solitaria?

– Tieni saldamente il timone,
abbi fiducia e conserva la calma.
La tua barca è preziosa ai miei occhi,
voglio condurla a buon porto.

Tieni continuamente
gli occhi fissi alla bussola.
Essa aiuta a giungere alla meta
attraverso notti e tempeste.

L’ago della bussola
pur oscillando resta fermo.
Ti mostrerà la rotta

che voglio vederti fare.
Abbi fiducia e conserva la calma:
attraverso notti e tempeste
la volontà di Dio, fedele,

(Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, tratto dal sito Vangelooggi.org)

La fede del Popolo di Dio

"... i contenuti essenziali (della fede) che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti, hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre  nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato".
(Benedetto XVI, motu proprio "La Porta della Fede", n. 4)

Dobbiamo essere nel mondo testimoni luminosi, innamorati di Dio e ben preparati a saper rispondere sulle questioni di fede.

La fede del Popolo di Dio

"... i contenuti essenziali (della fede) che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti, hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre  nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato".
(Benedetto XVI, motu proprio "La Porta della Fede", n. 4)

Dobbiamo essere nel mondo testimoni luminosi, innamorati di Dio e ben preparati a saper rispondere sulle questioni di fede.

mercoledì 18 luglio 2012

Gesù, Maria vi amo, salvate anime!

Il 18 luglio 1946, nasceva al cielo nel Monastero del Sacro Cuore di Moriondo, la serva di Dio suor Consolata Betrone, conosciuta profondamente anche da Padre Giuseppe Maria.
La sua vita fu tutta una fiamma bruciata nell'atto incessante d'amore: Gesù, Maria vi amo, salvate anime!

La signora Antonietta di oltre 93 anni, la più anziana appartenente al Movimento dell'Immacolata, l'ha conosciuta, quando era bambina, all'oratorio della parrocchia di San Massimo a Torino.
La ricorda come "Pierina", una signorina molto dolce e simpatica, che poi era "sparita" perché si era fatta suora ...

Che bell'aggancio... ci è stato regalato, non è vero?

Gesù, Maria vi amo, salvate anime!

Il 18 luglio 1946, nasceva al cielo nel Monastero del Sacro Cuore di Moriondo, la serva di Dio suor Consolata Betrone, conosciuta profondamente anche da Padre Giuseppe Maria.
La sua vita fu tutta una fiamma bruciata nell'atto incessante d'amore: Gesù, Maria vi amo, salvate anime!

La signora Antonietta di oltre 93 anni, la più anziana appartenente al Movimento dell'Immacolata, l'ha conosciuta, quando era bambina, all'oratorio della parrocchia di San Massimo a Torino.
La ricorda come "Pierina", una signorina molto dolce e simpatica, che poi era "sparita" perché si era fatta suora ...

Che bell'aggancio... ci è stato regalato, non è vero?

venerdì 13 luglio 2012

Serpenti e Colombe

Leggevo nel Vangelo di oggi (Matteo 10, 16-23), "siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" e chiedevo luce ...

Posso sbagliare, ma a me pare di capire che non è necessario che questa ed altre affermazioni un po' difficili del Vangelo le debba comprendere subito.
Leggendo più avanti, dove Gesù parla di tribunali, dice "non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ..."

Ecco, penso che certe parole le comprenderemo durante lo svolgersi della vita: dalla vita al Vangelo e dal Vangelo alla vita ...

Penso a Maria, la specialista nel "far scattare l'ora": "Fate quello che vi dirà ..."

Il cappuccino Padre Giuseppe Maria diceva di stare attenti ai "colpetti" che la Provvidenza divina dà alla nostra vita... Da parte nostra non dobbiamo cercare di ...modificarli, ma solo di interpretarli.

Possono essere dei "segni dei tempi", del "tempo", dell' "ORA" della nostra vita.
Non diciamo forse nell'Ave Maria: "Prega per noi ADESSO?"

Perché non è bene contattare i defunti?


Catechismo della Chiesa cattolica:
N°2116: Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che «svelino» l’avvenire. La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.
N°2117: Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli.
L'evocare i defunti fa parte di queste cose. E' pericoloso

Siamo veramente liberi?

Veramente non è facile rispondere alla tua domanda, ma ci provo.
Comincio dal fondo. Di questo sono certo: che ogni persona umana, in qualsiasi modo sia stata concepita, è voluta e amata da Dio, anche se Dio non vuole gli stupri, gli aborti, i tradimenti, ecc.
Per il resto direi che siamo liberi, ma la nostra libertà è una libertà da creatura, quindi limitata, e non da Creatore.

Perché Dio pretende che crediamo che esista senza farsi vedere??

Veramente Dio si è fatto vedere in Gesù Cristo. Ce lo dice anche Giovanni:
"Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita,  poiché la vita si è fatta visibile, noi l' abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi,  quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre". (I lettera di Giovanni 1-5).
 Non solo si mostrò vivo ai discepoli dopo la risurrezione, ma continua a donarsi a noi nel'Eucarestia. Molti ancora possono ripere OGGI: "Dio c'è. Io l'ho incontrato!".
(Cfr i siti indicati nei link).

Ma è possibile accostarsi a Dio?

Sì. Dio sì è accostato a noi e noi possiamo accostarci a Lui. E facciamo bene!

Serpenti e Colombe

Leggevo nel Vangelo di oggi (Matteo 10, 16-23), "siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" e chiedevo luce ...

Posso sbagliare, ma a me pare di capire che non è necessario che questa ed altre affermazioni un po' difficili del Vangelo le debba comprendere subito.
Leggendo più avanti, dove Gesù parla di tribunali, dice "non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ..."

Ecco, penso che certe parole le comprenderemo durante lo svolgersi della vita: dalla vita al Vangelo e dal Vangelo alla vita ...

Penso a Maria, la specialista nel "far scattare l'ora": "Fate quello che vi dirà ..."

Il cappuccino Padre Giuseppe Maria diceva di stare attenti ai "colpetti" che la Provvidenza divina dà alla nostra vita... Da parte nostra non dobbiamo cercare di ...modificarli, ma solo di interpretarli.

Possono essere dei "segni dei tempi", del "tempo", dell' "ORA" della nostra vita.
Non diciamo forse nell'Ave Maria: "Prega per noi ADESSO?"

Perché non è bene contattare i defunti?

Catechismo della Chiesa cattolica:
N°2116: Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che «svelino» l’avvenire. La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.
N°2117: Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli.
L'evocare i defunti fa parte di queste cose. E' pericoloso

Siamo veramente liberi?

Veramente non è facile rispondere alla tua domanda, ma ci provo.
Comincio dal fondo. Di questo sono certo: che ogni persona umana, in qualsiasi modo sia stata concepita, è voluta e amata da Dio, anche se Dio non vuole gli stupri, gli aborti, i tradimenti, ecc.
Per il resto direi che siamo liberi, ma la nostra libertà è una libertà da creatura, quindi limitata, e non da Creatore.

Perché Dio pretende che crediamo che esista senza farsi vedere??

Veramente Dio si è fatto vedere in Gesù Cristo. Ce lo dice anche Giovanni:
"Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita,  poiché la vita si è fatta visibile, noi l' abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi,  quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre". (I lettera di Giovanni 1-5).
 Non solo si mostrò vivo ai discepoli dopo la risurrezione, ma continua a donarsi a noi nel'Eucarestia. Molti ancora possono ripere OGGI: "Dio c'è. Io l'ho incontrato!".
(Cfr i siti indicati nei link).

Ma è possibile accostarsi a Dio?

Sì. Dio sì è accostato a noi e noi possiamo accostarci a Lui. E facciamo bene!

mercoledì 4 luglio 2012

ma ..Chi ha fatto la PARTICELLA DI DIO?

E' stata scoperta al Cern di Ginevra la “particella di Dio”: il bosone di Higgs grazie al quale ogni cosa ha una massa.

Ma chi ha creato la particella di Dio? Dal nulla nulla viene ...

Ad evitare equivoci, trascrivo un tratto che narra la storia di questo appellativo che non piace molto agli scienziati:

«Particella di Dio» ... deriva dal titolo (non voluto) di un libro del 1993 del premio Nobel Leon Lederman, The God Particle: If the Universe Is the Answer. What Is the Question? (Dell Publishing). Quando infatti l'autore portò all'editore il manoscritto che raccontava la ricerca (fino a quel momento infruttuosa) dell'elusiva particella, propose The Goddamn Particle. Ovvero «la particella maledetta», per la sua ostinazione a non farsi trovare dai ricercatori. Fu l'editore a insistere per cambiare il titolo nel più evocativo The God Particle. Un'ottima scelta di marketing, visto il successo del libro. E la popolarità dell'appellativo con cui ancora oggi la particella è conosciuta al di fuori della comunità scientifica.

(cfr A. Ras. in http://www.ilcorriere.it/)

martedì 3 luglio 2012

Non solo la mano ...

"Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro:
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».


Ecco cosa scrive il dottore francescano San Bonaventura:

"Avviciniamoci all'umilissimo Cuore dell'eccelso Gesù.
 Si entra per la porta del costato, aperta dalla lancia.
Qui certamente è nascosto il tesoro ineffabile e desiderabile della carità; qui si trova la devozione; si ottiene la grazia delle lacrime; s'impara la mansuetudine e la pazienza nelle avversità, la compassione per gli afflitti e soprattutto
 un cuore contrito e umiliato."
(San Bonaventura, Vitis Mystica, XXIV, 3 (VIII, 188B-189).

Ecco la devozione al Sacro Cuore: devo inabissarmi nella carità, nell'amore, penetrando sempre più nel mistero della Santissima Trinità.

Non solo la mano ...

"Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro:
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».


Ecco cosa scrive il dottore francescano San Bonaventura:

"Avviciniamoci all'umilissimo Cuore dell'eccelso Gesù.
 Si entra per la porta del costato, aperta dalla lancia.
Qui certamente è nascosto il tesoro ineffabile e desiderabile della carità; qui si trova la devozione; si ottiene la grazia delle lacrime; s'impara la mansuetudine e la pazienza nelle avversità, la compassione per gli afflitti e soprattutto
 un cuore contrito e umiliato."
(San Bonaventura, Vitis Mystica, XXIV, 3 (VIII, 188B-189).

Ecco la devozione al Sacro Cuore: devo inabissarmi nella carità, nell'amore, penetrando sempre più nel mistero della Santissima Trinità.

lunedì 2 luglio 2012

Gesù e il Centurione

Stamane facendo la meditazione sul Vangelo di oggi dal Cap. 5 di Matteo,  mi sono ricordata di porre attenzione ai verbi, e mi sono imbattuta subito nella risposta di Gesù al centurione che gli presentava la sua richiesta:  “Verrò e lo guarirò”.
“Verrò”. Cosa significasse per Gesù entrare nella casa di un pagano, lo si può immaginare, tanto più che a Cafarnao c’era una sinagoga!
Gesù risponde imperturbale: “verrò”.  Gesù è uomo libero.
Gesù profuma di libertà (Ermes Ronchi)

Rivelazioni private

” … il Sinodo ha raccomandato di «aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private », il cui ruolo « non è quello… di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica ».
Il valore delle rivelazioni private è essenzialmente diverso dall’unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa, Dio stesso parla a noi.
Il criterio per la verità di una rivelazione privata è il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da Lui, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all’interno del Vangelo e non fuori di esso. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché rimanda all’unica rivelazione pubblica. Per questo l’approvazione ecclesiastica di una rivelazione privata indica essenzialmente che il relativo messaggio non contiene nulla che contrasti la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione.
Una rivelazione privata può introdurre nuovi accenti, fare emergere nuove forme di pietà o approfondirne di antiche.
Essa può avere un certo carattere profetico (cfr 1 Tess 5,19-21 *) e può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell’ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso. In ogni caso, deve trattarsi di un nutrimento della fede, della speranza e della carità, che sono per tutti la via permanente della salvezza.
(dall’Esortazione Apostolica Verbum Domini)
Non spegnete lo  Spirito, 
     non disprezzate le profezie; 
     esaminate ogni cosa, tenete  ciò che è buono. (I Ts 5, 19-21)

Nuova evangelizzazione

Sul sito http://www.vatican.va/ – servizio V.I.S è possibile trovare il testo che illustra la conferenza svoltasi il 19 giugno nella sala stampa vaticana, in preparazione al prossimo Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione.
Ecco una espressione molto significativa per noi:
” … si auspica una nuova sensibilità, che richiede una certa creatività ed audacia evangelica, verso le persone allontanatesi dalla Chiesa”.

Un pensiero di Papa Benedetto

Un pensiero di Papa Benedetto alla conclusione del mese mariano:
“Al Cuore Immacolato di Maria vogliamo attingere questa sera con rinnovata fiducia per lasciarci contagiare dalla sua gioia che trova la sorgente più profonda nel Signore. La gioia, frutto dello Spirito Santo, è distintivo fondamentale del cristiano: essa si fonda sulla speranza in Dio, trae forza dalla preghiera incessante, permette di affrontare con serenità le tribolazioni. San Paolo ci ricorda: ‘Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera’. Queste parole dell’Apostolo sono come un’eco al Magnificat di Maria e ci esortano a riprodurre in noi stessi, nella vita di tutti i giorni, i sentimenti di gioia nella fede, propri del cantico mariano”.

Non è qui. E' risorto!

La risurrezione di Cristo non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie poste a vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio.
E’ una luce diversa, divina, che ha squarciato le tenebre della morte e ha portato nel mondo lo splendore di Dio, lo splendore della Verità e del Bene. Come i raggi del sole, a primavera, fanno spuntare e schiudere le gemme sui rami degli alberi, così l’irradiazione che promana dalla Risurrezione di Cristo dà forza e significato ad ogni speranza umana, ad ogni attesa, desiderio, progetto.
(Dal messaggio di Benedetto XVI per la pasqua 2011)

Scendi dalla croce ....

I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni,  salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». (Vamgelo secondo Marco 15, 29-32 

Ho fatto una riflessione.
Gesù non è sceso dalla croce:  ecco che il centurione ha potuto dire: “Costui era veramente il figlio di Dio.
E ciascuno di noi di fronte al dolore può dire: “E’ il Cristo che soffre con noi sulla croce”

Perdona loro ...

“Gesù sulla croce si rivolge al Padre e non solo chiede il perdono per i suoi crocifissori, ma offre anche una lettura di quanto sta accadendo. Secondo le sue parole, infatti, gli uomini che lo crocifiggono «non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Egli pone cioè l’ignoranza, il «non sapere», come motivo della richiesta di perdono al Padre, perché questa ignoranza lascia aperta la via verso la conversione, come del resto avviene nelle parole che pronuncerà il centurione alla morte di Gesù: «Veramente, quest’uomo era giusto» (v. 47), era il Figlio di Dio. «Rimane una consolazione per tutti i tempi e per tutti gli uomini il fatto che il Signore, sia a riguardo di coloro che veramente non sapevano – i carnefici – sia di coloro che sapevano e lo avevano condannato, pone l’ignoranza quale motivo della richiesta di perdono – la vede come porta che può aprirci alla conversione».
 (Dal discorso di Benedetto XVI del 15 febbraio 2012)

Annunciazione

Il SI’ di Maria di Nazaret ci porta il Dio-con-noi.
Così scrisse Eliot:
    «Un momento nel tempo, ma il tempo fu creato attraverso quel momento».
L’Eterno è entrato nella storia, Dio si è legato agli uomini, divenendo Egli stesso Uomo, Alleanza indissolubile e Amore più forte della morte.
http://www.clerus.org/clerus/dati/2012-03/24-13/Annunciazione_2012.html

Gesù e il Centurione

Stamane facendo la meditazione sul Vangelo di oggi dal Cap. 5 di Matteo,  mi sono ricordata di porre attenzione ai verbi, e mi sono imbattuta subito nella risposta di Gesù al centurione che gli presentava la sua richiesta:  “Verrò e lo guarirò”.
“Verrò”. Cosa significasse per Gesù entrare nella casa di un pagano, lo si può immaginare, tanto più che a Cafarnao c’era una sinagoga!
Gesù risponde imperturbale: “verrò”.  Gesù è uomo libero.
Gesù profuma di libertà (Ermes Ronchi)

Sotto il cielo di Roma

Il Beato Giovanni Duns Scoto, chiamato ” il Dottor sottile “, nei primi anni del Trecento, aveva detto che la Vergine era stata preservata dal peccato originale, in previsione dei meriti del suo divin Figliolo. Perciò anche la Vergine era stata redenta da Gesù, ma in maniera, diciamo così, “preservatrice”. Il Figlio di Dio poteva far ciò, era conveniente che lo facesse, dunque lo fece. “Potuit, decuit, ergo fecit”. Nonostante questa nuova, sottilissima impostazione, la tesi dell’Immacolata Concezione non venne ufficialmente accettata dalla Chiesa, e la questione fu dibattuta ancora per cinque secoli, tra “labisti ” e ” sinelabisti “; tra “maculisti” e “immacolatisti”, in attesa che la Chiesa si pronunciasse ufficialmente, per bocca di un sommo Pontefice.
… L’8 dicembre 1854, alle 11 della mattina, in San Pietro, Pio IX, in nome della Chiesa e con l’infallibile autorità di Maestro della fede, proclamava solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.
Il cielo di Roma era piovigginoso quella mattina, ma al momento della proclamazione, un raggio di sole ruppe le nuvole e batté sul chiaro volto del Papa dell’Immacolata.
Quattro anni dopo, la Signora della grotta, a Lourdes, confermava a Bernardetta, quel dogma, dicendo chiaramente: ” Io sono l’Immacolata Concezione”, cioè io sono l’immagine miracolosa della verità, lungamente dibattuta e infine definita, dalla Chiesa di Roma.
(Cfr. Piero Bargellini, Bernadetta, L.V.G. Azzate 1983, pp. 45-49)

Rivelazioni private

” … il Sinodo ha raccomandato di «aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private », il cui ruolo « non è quello… di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica ».
Il valore delle rivelazioni private è essenzialmente diverso dall’unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa, Dio stesso parla a noi.
Il criterio per la verità di una rivelazione privata è il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da Lui, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all’interno del Vangelo e non fuori di esso. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché rimanda all’unica rivelazione pubblica. Per questo l’approvazione ecclesiastica di una rivelazione privata indica essenzialmente che il relativo messaggio non contiene nulla che contrasti la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione.
Una rivelazione privata può introdurre nuovi accenti, fare emergere nuove forme di pietà o approfondirne di antiche.
Essa può avere un certo carattere profetico (cfr 1 Tess 5,19-21 *) e può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell’ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso. In ogni caso, deve trattarsi di un nutrimento della fede, della speranza e della carità, che sono per tutti la via permanente della salvezza.
(dall’Esortazione Apostolica Verbum Domini)
Non spegnete lo  Spirito, 
     non disprezzate le profezie; 
     esaminate ogni cosa, tenete  ciò che è buono. (I Ts 5, 19-21)

Vergine Madre

Non è facile parlare di Maria.
Certamente non ne può parlare chi, al di fuori della chiesa, ne parla come uno che descrive l’interno di una cattedrale senza conoscerla e guardandola dall’esterno. Non so se mi faccio comprendere.
Per conoscere qualcosa di Lei, bisogna rivolgersi là dove è custodito questo mistero dell’amore di Dio per noi: il VANGELO.
Maria, con il suo SI’ accetta che l’ETERNO entri nel mondo e si faccia carne. Da allora Ella è madre di Dio e madre nostra.

Nuova evangelizzazione

Sul sito http://www.vatican.va/ – servizio V.I.S è possibile trovare il testo che illustra la conferenza svoltasi il 19 giugno nella sala stampa vaticana, in preparazione al prossimo Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione.
Ecco una espressione molto significativa per noi:
” … si auspica una nuova sensibilità, che richiede una certa creatività ed audacia evangelica, verso le persone allontanatesi dalla Chiesa”.

Lo Spirito Santo, il Vento

Tratto da: Un simbolo biblico dello Spirito Santo: il vento
Padre Ubaldo Terrinoni, OFM Capp.
Ruach: vento e respiro
È  paradossale ma vera l’affermazione del teologo protestante Karl Barth nel suo commento all’epistola ai Romani: «Dello Spirito Santo è impossibile parlarne, impossibile tacere». La terza persona della santissima Trinità non è un fantasma inafferabile, non è una realtà evanescente, né una forza misteriosa, indecifrabile. Tutt’altro! È una persona divina, presente e molto dinamica nella storia della salvezza; svolge la specifica missione di santificare, consigliare, consolare, sostenere e guidare il cammino spirituale di ogni uomo. È Dio eterno, infinito, onnipotente, della stessa sostanza del Padre e del Figlio.
Il vento, simbolo dello Spirito
In alcuni testi del Nuovo Testamento, gli autori ispirati fanno  riferimento al fenomeno tanto comune del vento per rendere più accessibili la misteriosa azione dello Spirito Santo nella vita del cristiano. Nella narrazione che Luca fa della Pentecoste descrive la presenza dello Spirito nel Cenacolo di Gerusalemme come un «Vento che si abbatte gagliardo» (At 2,2). Ma già Gesù, nel dialogo notturno con Nicodemo, un capo dei giudei, si era riferito al vento per annunciargli una nuova nascita dall’Alto: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,7-8).
Quel maestro in Israele, Nicodemo, non deve ritenere  impossibile ciò che umanamente non è spiegabile. Una nuova nascita per intervento dello Spirito non è impossibile. Al contrario, è possibile e reale, pur restando tanto misteriosa. Del resto si pensi al vento…! Secondo una antichissima convinzione molto diffusa nella cultura semitica, il vento era ritenuto come una realtà piena di mistero, una realtà inafferrabile, imprevedibile, invisibile, ma se ne avverte il passaggio e sono riscontrabili a occhio nudo i suoi effetti: il vento spira, sibila, agita le foglie, rispande il profumo nell’aria, spazza via le nubi e rende azzurro il cielo, piega i rami e sradica gli alberi. Ebbene, come il vento esiste e lo si avverte negli effetti, anche se è inspiegabile, così è dello Spirito: esiste e opera, benché resti misteriosa la sua esistenza e la sua attività. Il vento che soffia dall’Alto, dal Cielo, da Dio, non lo si vede, ma si fa sentire; non ha un volto da offrire alla visione ma fa avvertire la sua presenza: è una forza che afferra tutta la persona, è un fuoco che riscalda e illumina “dentro”, è un impulso irresistibile che parte dal più profondo e investe vita, lavoro, aspirazioni e progetti. La sua azione segreta e discreta si manifesta nelle ispirazioni, nelle illuminazioni improvvise, negli eroismi di carità, nella forza di svincolarci dalla stretta delle numerose schiavitù del male, della paura, del conformismo e ci fa risultare persone nuove, coraggiose, ricche di slanci e di creatività. L’esperienza conferma largamente che il vento soffia qua e là, dove più forte e dove meno, dove a lungo e dove brevemente. Spazia per l’universo, sui monti e sui mari, senza che gli si possano imporre degli argini, dei limiti invalicabili e senza che sia possibile catturarlo e imbavagliarlo. Ma ciò è molto più vero dell’altro “Vento” che spira dall’Alto: agisce con sovrana libertà dove vuole, come e quando vuole; il suo arrivo, la sua intima azione e l’incidenza della sua opera restano nascoste all’uomo. Però la certezza assoluta di fede è che egli diventa il nuovo principio vitale dell’uomo, agisce intimamente in lui per modellarlo a immagine di Cristo «Uomo perfetto» (GS, 22). E persegue così la storia della salvezza, ma alla storia dell’antica alleanza costituita da eventi esterni, ne fa seguito un’altra, quella della nuova alleanza, fatta di eventi interiori di cui lo Spirito è protagonista.

(Cfr. Opera dello Spirito Santo: http://www.spiritosanto.org/)

Un pensiero di Papa Benedetto

Un pensiero di Papa Benedetto alla conclusione del mese mariano:
“Al Cuore Immacolato di Maria vogliamo attingere questa sera con rinnovata fiducia per lasciarci contagiare dalla sua gioia che trova la sorgente più profonda nel Signore. La gioia, frutto dello Spirito Santo, è distintivo fondamentale del cristiano: essa si fonda sulla speranza in Dio, trae forza dalla preghiera incessante, permette di affrontare con serenità le tribolazioni. San Paolo ci ricorda: ‘Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera’. Queste parole dell’Apostolo sono come un’eco al Magnificat di Maria e ci esortano a riprodurre in noi stessi, nella vita di tutti i giorni, i sentimenti di gioia nella fede, propri del cantico mariano”.

Lucio Dalla e l'Immacolata

“Bologna ha perso un figlio vero, un grande amico, l’amico di tutti”:
 lo ha detto durante l’omelia in San Petronio, il padre     francescano         Bernardo Boschi, confessore di Lucio Dalla, che ha tracciato un ricordo dell’artista scomparso mettendone in risalto l’aspetto della fede. Del cantante ha ricordato “l’aspetto schivo, ma anche quella sottile ironia, quella profondità, quella specie clownesca che rivestiva la sua umanità”, chiedendosi da dove veniva. “Da un colloquio con Dio incredibile”, ha detto ancora il francescano, che ha ricordato Dalla quando si raccoglieva davanti all’Immacolata quasi come davanti a una mamma. “Questa è stata la sua fede – ha detto ancora il francescano – la sua grandezza passava attraverso tutta l’umanità”.
“Lucio attingeva dalla profondità, aveva una profonda sete di Dio, dell’assoluto – ha detto ancora padre Boschi – Lucio trasmetteva gioia, serenità, perché attingeva da questo”. …
(tratto da grr.rai.it del 4 marzo 2012

Non è qui. E' risorto!

La risurrezione di Cristo non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie poste a vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio.
E’ una luce diversa, divina, che ha squarciato le tenebre della morte e ha portato nel mondo lo splendore di Dio, lo splendore della Verità e del Bene. Come i raggi del sole, a primavera, fanno spuntare e schiudere le gemme sui rami degli alberi, così l’irradiazione che promana dalla Risurrezione di Cristo dà forza e significato ad ogni speranza umana, ad ogni attesa, desiderio, progetto.
(Dal messaggio di Benedetto XVI per la pasqua 2011)

Scendi dalla croce ....

I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni,  salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». (Vamgelo secondo Marco 15, 29-32 

Ho fatto una riflessione.
Gesù non è sceso dalla croce:  ecco che il centurione ha potuto dire: “Costui era veramente il figlio di Dio.
E ciascuno di noi di fronte al dolore può dire: “E’ il Cristo che soffre con noi sulla croce”

Perdona loro ...

“Gesù sulla croce si rivolge al Padre e non solo chiede il perdono per i suoi crocifissori, ma offre anche una lettura di quanto sta accadendo. Secondo le sue parole, infatti, gli uomini che lo crocifiggono «non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Egli pone cioè l’ignoranza, il «non sapere», come motivo della richiesta di perdono al Padre, perché questa ignoranza lascia aperta la via verso la conversione, come del resto avviene nelle parole che pronuncerà il centurione alla morte di Gesù: «Veramente, quest’uomo era giusto» (v. 47), era il Figlio di Dio. «Rimane una consolazione per tutti i tempi e per tutti gli uomini il fatto che il Signore, sia a riguardo di coloro che veramente non sapevano – i carnefici – sia di coloro che sapevano e lo avevano condannato, pone l’ignoranza quale motivo della richiesta di perdono – la vede come porta che può aprirci alla conversione».
 (Dal discorso di Benedetto XVI del 15 febbraio 2012)

Annunciazione

Il SI’ di Maria di Nazaret ci porta il Dio-con-noi.
Così scrisse Eliot:
    «Un momento nel tempo, ma il tempo fu creato attraverso quel momento».
L’Eterno è entrato nella storia, Dio si è legato agli uomini, divenendo Egli stesso Uomo, Alleanza indissolubile e Amore più forte della morte.
http://www.clerus.org/clerus/dati/2012-03/24-13/Annunciazione_2012.html

Sotto il cielo di Roma

Il Beato Giovanni Duns Scoto, chiamato ” il Dottor sottile “, nei primi anni del Trecento, aveva detto che la Vergine era stata preservata dal peccato originale, in previsione dei meriti del suo divin Figliolo. Perciò anche la Vergine era stata redenta da Gesù, ma in maniera, diciamo così, “preservatrice”. Il Figlio di Dio poteva far ciò, era conveniente che lo facesse, dunque lo fece. “Potuit, decuit, ergo fecit”. Nonostante questa nuova, sottilissima impostazione, la tesi dell’Immacolata Concezione non venne ufficialmente accettata dalla Chiesa, e la questione fu dibattuta ancora per cinque secoli, tra “labisti ” e ” sinelabisti “; tra “maculisti” e “immacolatisti”, in attesa che la Chiesa si pronunciasse ufficialmente, per bocca di un sommo Pontefice.
… L’8 dicembre 1854, alle 11 della mattina, in San Pietro, Pio IX, in nome della Chiesa e con l’infallibile autorità di Maestro della fede, proclamava solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.
Il cielo di Roma era piovigginoso quella mattina, ma al momento della proclamazione, un raggio di sole ruppe le nuvole e batté sul chiaro volto del Papa dell’Immacolata.
Quattro anni dopo, la Signora della grotta, a Lourdes, confermava a Bernardetta, quel dogma, dicendo chiaramente: ” Io sono l’Immacolata Concezione”, cioè io sono l’immagine miracolosa della verità, lungamente dibattuta e infine definita, dalla Chiesa di Roma.
(Cfr. Piero Bargellini, Bernadetta, L.V.G. Azzate 1983, pp. 45-49)

Vergine Madre

Non è facile parlare di Maria.
Certamente non ne può parlare chi, al di fuori della chiesa, ne parla come uno che descrive l’interno di una cattedrale senza conoscerla e guardandola dall’esterno. Non so se mi faccio comprendere.
Per conoscere qualcosa di Lei, bisogna rivolgersi là dove è custodito questo mistero dell’amore di Dio per noi: il VANGELO.
Maria, con il suo SI’ accetta che l’ETERNO entri nel mondo e si faccia carne. Da allora Ella è madre di Dio e madre nostra.

Lo Spirito Santo, il Vento

Tratto da: Un simbolo biblico dello Spirito Santo: il vento
Padre Ubaldo Terrinoni, OFM Capp.
Ruach: vento e respiro
È  paradossale ma vera l’affermazione del teologo protestante Karl Barth nel suo commento all’epistola ai Romani: «Dello Spirito Santo è impossibile parlarne, impossibile tacere». La terza persona della santissima Trinità non è un fantasma inafferabile, non è una realtà evanescente, né una forza misteriosa, indecifrabile. Tutt’altro! È una persona divina, presente e molto dinamica nella storia della salvezza; svolge la specifica missione di santificare, consigliare, consolare, sostenere e guidare il cammino spirituale di ogni uomo. È Dio eterno, infinito, onnipotente, della stessa sostanza del Padre e del Figlio.
Il vento, simbolo dello Spirito
In alcuni testi del Nuovo Testamento, gli autori ispirati fanno  riferimento al fenomeno tanto comune del vento per rendere più accessibili la misteriosa azione dello Spirito Santo nella vita del cristiano. Nella narrazione che Luca fa della Pentecoste descrive la presenza dello Spirito nel Cenacolo di Gerusalemme come un «Vento che si abbatte gagliardo» (At 2,2). Ma già Gesù, nel dialogo notturno con Nicodemo, un capo dei giudei, si era riferito al vento per annunciargli una nuova nascita dall’Alto: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,7-8).
Quel maestro in Israele, Nicodemo, non deve ritenere  impossibile ciò che umanamente non è spiegabile. Una nuova nascita per intervento dello Spirito non è impossibile. Al contrario, è possibile e reale, pur restando tanto misteriosa. Del resto si pensi al vento…! Secondo una antichissima convinzione molto diffusa nella cultura semitica, il vento era ritenuto come una realtà piena di mistero, una realtà inafferrabile, imprevedibile, invisibile, ma se ne avverte il passaggio e sono riscontrabili a occhio nudo i suoi effetti: il vento spira, sibila, agita le foglie, rispande il profumo nell’aria, spazza via le nubi e rende azzurro il cielo, piega i rami e sradica gli alberi. Ebbene, come il vento esiste e lo si avverte negli effetti, anche se è inspiegabile, così è dello Spirito: esiste e opera, benché resti misteriosa la sua esistenza e la sua attività. Il vento che soffia dall’Alto, dal Cielo, da Dio, non lo si vede, ma si fa sentire; non ha un volto da offrire alla visione ma fa avvertire la sua presenza: è una forza che afferra tutta la persona, è un fuoco che riscalda e illumina “dentro”, è un impulso irresistibile che parte dal più profondo e investe vita, lavoro, aspirazioni e progetti. La sua azione segreta e discreta si manifesta nelle ispirazioni, nelle illuminazioni improvvise, negli eroismi di carità, nella forza di svincolarci dalla stretta delle numerose schiavitù del male, della paura, del conformismo e ci fa risultare persone nuove, coraggiose, ricche di slanci e di creatività. L’esperienza conferma largamente che il vento soffia qua e là, dove più forte e dove meno, dove a lungo e dove brevemente. Spazia per l’universo, sui monti e sui mari, senza che gli si possano imporre degli argini, dei limiti invalicabili e senza che sia possibile catturarlo e imbavagliarlo. Ma ciò è molto più vero dell’altro “Vento” che spira dall’Alto: agisce con sovrana libertà dove vuole, come e quando vuole; il suo arrivo, la sua intima azione e l’incidenza della sua opera restano nascoste all’uomo. Però la certezza assoluta di fede è che egli diventa il nuovo principio vitale dell’uomo, agisce intimamente in lui per modellarlo a immagine di Cristo «Uomo perfetto» (GS, 22). E persegue così la storia della salvezza, ma alla storia dell’antica alleanza costituita da eventi esterni, ne fa seguito un’altra, quella della nuova alleanza, fatta di eventi interiori di cui lo Spirito è protagonista.

(Cfr. Opera dello Spirito Santo: http://www.spiritosanto.org/)

Lucio Dalla e l'Immacolata

“Bologna ha perso un figlio vero, un grande amico, l’amico di tutti”:
 lo ha detto durante l’omelia in San Petronio, il padre     francescano         Bernardo Boschi, confessore di Lucio Dalla, che ha tracciato un ricordo dell’artista scomparso mettendone in risalto l’aspetto della fede. Del cantante ha ricordato “l’aspetto schivo, ma anche quella sottile ironia, quella profondità, quella specie clownesca che rivestiva la sua umanità”, chiedendosi da dove veniva. “Da un colloquio con Dio incredibile”, ha detto ancora il francescano, che ha ricordato Dalla quando si raccoglieva davanti all’Immacolata quasi come davanti a una mamma. “Questa è stata la sua fede – ha detto ancora il francescano – la sua grandezza passava attraverso tutta l’umanità”.
“Lucio attingeva dalla profondità, aveva una profonda sete di Dio, dell’assoluto – ha detto ancora padre Boschi – Lucio trasmetteva gioia, serenità, perché attingeva da questo”. …
(tratto da grr.rai.it del 4 marzo 2012

venerdì 29 giugno 2012

Ciao mondo!!

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lunedì 2 aprile 2012

E dopo quesa vita?

Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è molto più grande quello che celebriamo ricordando quanto è già stato compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini,quando Cristo morì per i peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita, quando per essi, egli non ha esitato a dare anche la sua morte? Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini?


(Sant'Agostino)

sabato 31 marzo 2012

Fede e ragione ... da Cuba

                                            
Fidel Castro ha rilevato le difficoltà dei tempi attuali per l'umanità; Benedetto XVI ha parlato dell'assenza di Dio e dell'importanza fondamentale del rapporto tra fede e ragione, le stesse "necessarie e complementari nella ricerca della verità", come ricordava da Plaza de la Revolución.

domenica 11 marzo 2012

Lo Spirito santo, il vento

Un simbolo biblico dello Spirito Santo:IL VENTO

Padre Ubaldo Terrinoni, OFM Capp.

Ruach: vento e respiro
È  paradossale ma vera l'affermazione del teologo protestante Karl Barth nel suo commento all'epistola ai Romani: «Dello Spirito Santo è impossibile parlarne, impossibile tacere». La terza persona della santissima Trinità non è un fantasma inafferabile, non è una realtà evanescente, né una forza misteriosa, indecifrabile. Tutt'altro! È una persona divina, presente e molto dinamica nella storia della salvezza; svolge la specifica missione di santificare, consigliare, consolare, sostenere e guidare il cammino spirituale di ogni uomo. È Dio eterno, infinito, onnipotente, della stessa sostanza del Padre e del Figlio.

Nel  messaggio biblico viene presentato come l'esegeta del Cristo («Il Consolatore vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» Gv 14,26) che non dice nulla di sé, non spiega e non rivela se stesso («Non parlerà di sé» Gv 16,13) e non propone una sua dottrina («Prenderà del mio e ve lo annunzierà» Gv 16,14). Lo Spirito agisce, rimanendo nell'ombra, nel nascondimento, si dedica a radicali trasformazioni di storie di cuori, senza rendersi mai visibile, compie un'azione misteriosa, incessante e sempre nuova in ogni uomo, senza farsi notare. Ed è precisamente questo suo agire discreto nell'intimo dell'uomo che determina in noi il vivo desiderio di sapere di più di lui, di conoscerlo, di precisarne qualche personale dinamismo! Ovviamente la via migliore da percorrere in questa affascinante ricerca è di partire dai simboli biblici che descrivono la multiforme azione dello Spirito per poter risalire così alla sua persona.

Sovente la Rivelazione designa la Terza Persona della Trinità con  il simbolo del vento che in ebraico suona ruach. È un termine che nel contesto biblico ha un ampio diagramma semantico col significato di vento, alito, soffio, spirito, vapore, fumo, respiro, esalazione, ecc. Nel significato originario indica l'effetto del movimento dell'aria prodotto dall'azione del respiro o dal soffio forte oppure lieve del vento. Non si dimentichi che la primitiva mentalità semitica non conosceva l'aria al di fuori di questo movimento e quindi ciò che suscitava interesse non era tanto il moto in sé quanto il segreto dinamismo dell'energia (respiro o vento) che lo causava e lo manifestava.

Però, anche se il campo semantico di  ruach è molto esteso, può tuttavia essere ricondotto a due termini fondamentali, cioè al binomio vento-respiro. Un numero elevato di testi biblici si riferisce a ruach-vento descritto come una realtà misteriosa, che non ha autonomia in sé, ma dipende esclusivamente dal volere di Dio, il quale ne è l'origine e la fonte e ne dispone liberamente: «Egli fa salire le nubi dall'estremità della terra, produce le folgori per la pioggia e dalle sue riserve libera il vento (ruach)» (Ger 10,13). Il salmista esprime incanto e stupore per il grandioso scenario della creazione e celebra la maestà di Dio che «Cammina sulle ali del vento (ruach) e fa dei venti i suoi messaggeri» (Sal 104,4). Il profeta Amos eleva un canto alla trascendenza di Dio Creatore: «Ecco colui che forma i monti e crea i venti e cammina sulle alture della terra, Signore Dio degli eserciti è il suo nome» (Am 4,13); gli fa eco il profeta Isaia quando magnifica la grandezza di Dio: «Secca l'erba, il fiore appassisce quando il vento del Signore soffia su di essi» (Is 40,7).

Non meno numerosi sono i testi che si riferiscono a  ruach come respiro per indicare l'energia vitale dell'uomo e di ogni altro vivente. La religiosità sapienziale biblica riconosce la totale dipendenza della creatura dal Creatore soprattutto nella dinamica del respiro. È proprio ciò che ricorda il personaggio Eliu, con drammatica tensione, al martoriato Giobbe: «Se egli richiamasse il suo spirito e a sé ritraesse il suo soffio, ogni carne morirebbe all'istante e l'uomo ritornerebbe in polvere» (Gb 34,14-15). In qualunque momento Dio può sottrarre all'uomo il respiro e immediatamente si bloccherebbe il ciclo vita-morte: «Se togli il respiro muoiono e ritornano nella polvere, mandi il tuo spirito e sono creati» (Sal 104,29-30). La complessa vitalità dell'uomo ha poi un'ampia parabola di sensibilità umane che vanno dalle emozioni forti, incontenibili a quelle più lievi e quasi trascurabili. L'energia vitale si manifesta nel furore (Gdc 8,3), nel coraggio (Nm 14,24), nella gioia (Lv 9,24), nel pianto (Sal 142,2-4), nella tensione (Qo 7,8) nella depressione (1Sam 16,14-16.23) e nell'annullamento dello slancio vitale (1Sam 1,15).

Il vento, simbolo dello Spirito

In alcuni testi del Nuovo Testamento, gli autori ispirati fanno  riferimento al fenomeno tanto comune del vento per rendere più accessibili la misteriosa azione dello Spirito Santo nella vita del cristiano. Nella narrazione che Luca fa della Pentecoste descrive la presenza dello Spirito nel Cenacolo di Gerusalemme come un «Vento che si abbatte gagliardo» (At 2,2). Ma già Gesù, nel dialogo notturno con Nicodemo, un capo dei giudei, si era riferito al vento per annunciargli una nuova nascita dall'Alto: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,7-8).

Quel maestro in Israele, Nicodemo, non deve ritenere  impossibile ciò che umanamente non è spiegabile. Una nuova nascita per intervento dello Spirito non è impossibile. Al contrario, è possibile e reale, pur restando tanto misteriosa. Del resto si pensi al vento...! Secondo una antichissima convinzione molto diffusa nella cultura semitica, il vento era ritenuto come una realtà piena di mistero, una realtà inafferrabile, imprevedibile, invisibile, ma se ne avverte il passaggio e sono riscontrabili a occhio nudo i suoi effetti: il vento spira, sibila, agita le foglie, rispande il profumo nell'aria, spazza via le nubi e rende azzurro il cielo, piega i rami e sradica gli alberi. Ebbene, come il vento esiste e lo si avverte negli effetti, anche se è inspiegabile, così è dello Spirito: esiste e opera, benché resti misteriosa la sua esistenza e la sua attività. Il vento che soffia dall'Alto, dal Cielo, da Dio, non lo si vede, ma si fa sentire; non ha un volto da offrire alla visione ma fa avvertire la sua presenza: è una forza che afferra tutta la persona, è un fuoco che riscalda e illumina "dentro", è un impulso irresistibile che parte dal più profondo e investe vita, lavoro, aspirazioni e progetti. La sua azione segreta e discreta si manifesta nelle ispirazioni, nelle illuminazioni improvvise, negli eroismi di carità, nella forza di svincolarci dalla stretta delle numerose schiavitù del male, della paura, del conformismo e ci fa risultare persone nuove, coraggiose, ricche di slanci e di creatività. L'esperienza conferma largamente che il vento soffia qua e là, dove più forte e dove meno, dove a lungo e dove brevemente. Spazia per l'universo, sui monti e sui mari, senza che gli si possano imporre degli argini, dei limiti invalicabili e senza che sia possibile catturarlo e imbavagliarlo. Ma ciò è molto più vero dell'altro "Vento" che spira dall'Alto: agisce con sovrana libertà dove vuole, come e quando vuole; il suo arrivo, la sua intima azione e l'incidenza della sua opera restano nascoste all'uomo. Però la certezza assoluta di fede è che egli diventa il nuovo principio vitale dell'uomo, agisce intimamente in lui per modellarlo a immagine di Cristo «Uomo perfetto» (GS, 22). E persegue così la storia della salvezza, ma alla storia dell'antica alleanza costituita da eventi esterni, ne fa seguito un'altra, quella della nuova alleanza, fatta di eventi interiori di cui lo Spirito è protagonista.

Il vento: soffio di vita

«Respirare, per l'uomo, è una necessità e un mistero. In questa  funzione, l'uomo scorge il segreto della vita. Il Signore, che si rivela come il "Dio vivente", appare dotato di un soffio, di un'energia creatrice e restauratrice in cui l'essere umano scopre l'inesauribile sorgente della propria esistenza. Il Signore con un soffio immette la vita» (M. Cocagnac, I simboli biblici, pp. 145-146). Ed è un soffio il gesto che compie Gesù risorto sugli undici nel Cenacolo di Gerusalemme per trasmettere lo Spirito: «Soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22). Gesù ripete lo stesso gesto che Dio aveva compiuto nell'Eden quando, dopo aver modellato il corpo dell'uomo dalla polvere della terra, «Soffiò nelle narici un soffio vitale» (Gn 2,7). L'evangelista Giovanni si serve dello stesso verbo greco di cui si è servito l'autore del libro della Sapienza nel riferire la creazione di Adamo: «Gli inspirò un'anima attiva e soffiò in lui uno spirito vitale» (Sap 15,11).

Ad un essere inerme, inattivo, spento, Dio infonde la vita e subito  si ha il grande prodigio: un uomo vivo, un essere dinamico, una persona capace di pensare, di volere e di agire. Anche il profeta Ezechiele, portavoce di un ordine di Dio, profetizza su una valle tutta lastricata di scheletri calcificati, su un campo di ossa inaridite, prive del minimo segno di vita, e immediatamente le ossa si accostano l'uno all'altro, tornano a ricomporsi i nervi e la carne, e la pelle ricopre il corpo. Ma in essi manca lo Spirito. Il profeta deve prodursi ancora con un ordine perché lo Spirito scenda su questi corpi: «Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano» (Ez 37,9). E subito si ha una comunità di vivi, grazie al soffio dello Spirito.

Nel libro dei Proverbi, ci si imbatte in una sorprendente  espressione: l'autore afferma che il soffio vitale che è nell'uomo, è come una "Lampada di Dio": «Il soffio dell'uomo è una fiaccola del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore» (Pr 20,27). Il dono del "soffio", dunque, non solo fa dell'uomo la creatura più straordinaria del creato, ma gli permette di scrutare se stesso alla luce di questa singolare... lampada di Dio. È la lucerna dell'autocoscienza di cui sono privi gli altri esseri, è la capacità di introspezione che permette di scoprire la giusta norma di vita e di attuarla nel vivere quotidiano.

(TRatto da: opera dello Spirito Santo, www.spiritosanto.org)