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lunedì 21 dicembre 2020

Segni di risurrezione

Oggi troviamo nelle letture bibliche un tesoro (ogni giorno nella meditazione delle Letture troviamo quella Parola che è proprio per noi, un tesoro da trasformare in preghiera e vita). Oggi, 21 dicembre 2020, la chiesa ci porta in un tempo di primavera dove troviamo un verbo che nel Vangelo è il verbo della risurrezione: alzarsi. E questo ci fa entrare nel Natale ormai alle porte con il cuore di chi vive da risorto. Si, nel Cantico dei Cantici c'è Qualcuno che è alla porta e bussa (cfr. Apocalisse 3,20): 

Una voce! L'amato mio! 
Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline.
L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. 
Ora l'amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.
Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo.
Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole». (Ct 2.8-14). 

L'amata siamo noi. Parrebbe incredibile, ma è così. Siamo invitati a un gesto di gioia, di risurrezione, a lasciare a terra il vestito del "male di vivere", come lo chiama Eugenio Montale.
Anche Maria in Luca 2, si alza in fretta, e corre a compiere un gesto di amore: non pensa a se stessa, ma a Elisabetta che si trova nel bisogno.
La risurrezione avviene in un lampo di luce.
Siamo invitati anche noi ad alzarci e correre con lei, sempre con lei, ponendo segni di risurrezione.

 È QUESTO L’AUGURIO CHE CI FACCIAMO!

In questo periodo di Covid, trovate le indicazioni per gli incontri sul sito chicercatrovaonline.it con cui lavoriamo in collaborazione. Riferimenti www.movimentodellimmacolata.it info@movimentodellimmacolata.it Tel. 3339988827 – 3331874182

sabato 28 novembre 2020

Più forte del male

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
(dal Vangelo di Luca 21,12-19).

Pa                              Parole di Papa Francesco

L’unica forza del cristiano è il Vangelo. Nei tempi di difficoltà, si deve credere che Gesù sta davanti a noi, e non cessa di accompagnare i suoi discepoli. La  persecuzione non è una contraddizione al Vangelo, ma ne fa parte: se hanno perseguitato il nostro Maestro, come possiamo sperare che ci venga risparmiata la lotta? Però, nel bel mezzo del turbine, il cristiano non deve perdere la speranza, pensando di essere stato abbandonato. C’è infatti in mezzo a noi Qualcuno che è più forte del male, più forte delle mafie, delle trame oscure, di chi lucra sulla pelle dei disperati, di chi schiaccia gli altri con prepotenza… Qualcuno che ascolta da sempre la voce del sangue di Abele che grida dalla terra. I cristiani devono dunque farsi trovare sempre sull’“altro versante” del mondo, quello scelto da Dio. (Udienza generale, 28 giugno 2017) ­­­­­­­­­­­­­­­­­.

In questo periodo di Covid, trovate le indicazioni  per gli incontri sul sito  chicercatrovaonline.it  con cui lavoriamo in collaborazione.

Riferimenti
www.movimentodellimmacolata.it 
info@movimentodellimmacolata.it
Tel. 3339988827 – 3331874182

mercoledì 18 novembre 2020

Il Bel Pastore

Salmo


Il Salmo 23/22  è uno di quei salmi da imparare a memoria e  pregare lentamente e   e dolcemente nei momenti di dolore.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

 

  Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.

 Il bel Pastore
 (una piccola risonanza)

Vado per la valle che imbrunisce
e penso e vedo fantasmi di dolore,
uomini e donne che il male ferisce,
vite spezzate da oscuro furore,

Youssef  strappato a madre che impazzisce:
sono scene che spezzano il cuore,
anche il più cinico s'intenerisce.
Ma nella valle s'aggira il Pastore.

Il bel Pastore arriva in un momento
eccolo, viene, saltando sui monti
e ti tocca col suo alito di vento,

e ti conduce a cristalline fonti,
e senza bacchetta magica o portento
ti spalanca magnifici orizzonti.


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In questo periodo di Covid, trovate le indicazioni  per gli incontri sul sito  chicercatrovaonline.it  con cui lavoriamo in collaborazione.

Riferimenti
www.movimentodellimmacolata.it 
info@movimentodellimmacolata.it

venerdì 9 ottobre 2020

Abbi cura

Cresce la febbre del Covid
giro per strade affollate:
una mascherina  giace sul marciapiede
e mi stringe il cuore.

Perché una mascherina
non copre quei volti
noncuranti  e spavaldi
quasi stessimo ballando
su un nuovo Titanic?

Sorella,
Fratello,
Abbi cura di te
Abbi cura di me
Abbi cura di tutti.

E copriti anche il naso.

(9 settembre 2020 © inedita
)

 

lunedì 28 settembre 2020

Come Francesco, fratello universale

Narra un midràsh ebraico, ripreso da un apocrifo, che dopo aver creato la terra, prima di creare l’uomo, al crepuscolo del quinto giorno della creazione, Dio incaricò l’arcangelo Michèle di raggiungere i quattro angoli della terra a nord, a sud, ad est e a ovest, e di portargli un pizzico di polvere da ogni angolo, con cui avrebbe creato Àdam, simbolo di tutta l’umanità. Non esiste, dunque, angolo della terra, che non sia sotto il segno di Dio. Egli, infatti, ricevuta la polvere dei quattro punti cardinali, impastò, diede forma, animò e infine «ecco l’uomo» che nell’intenzione divina non è bianco, nero, giallo, residente o migrato, cittadino o straniero, con passaporto o senza, ma è solo «Àdam», cioè il «genere umano». Ogni individuo per definizione, per scienza e per rivelazione, porta in sé tutta l’umanità e tutta l’umanità è contenuta in ogni persona, uomo o donna, di qualunque paese, nazione, cultura e lingua (cf Ap 7,9); ogni individuo, infatti, ha solo una caratteristica: è «immagine eterna di Dio».

(tratto da: www.paolofarinella.eu). 

martedì 8 settembre 2020

Chinatosi su di lei


Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli. (Lc 4,38-39).

Gesù si china su di noi, non da un piedestallo di potenza, ricchezza, gloria, ma dopo aver svuotato se stesso per farsi carne (cfr. Filippesi 2,6-8).
Siamo chiamati anche noi ad accoglierlo quando si china su di noi perché ci lasci la febbre di potenza, ricchezza, gloria umana.
E siamo chiamati a chinarci anche noi come Lui e con Lui su chi soffre.

In questo periodo estivo e di Coronavirus ci ritroviamo ogni lunedì alle 21 sulla piattaforma internet Jitsi Meet – stanza “Cenacolimdi”, per condividere insieme la Parola di Dio e poi raccoglierci in preghiera. L’invito a partecipare è aperto a tutti, ma vi preghiamo di presentarvi. Grazie!

 

 Riferimenti:  www.movimentodellimmacolata.it   
                       info@movimentodellimmacolata.it

                     Tel. 3339988827 – 3331874182

sabato 8 agosto 2020

Una nube luminosa

Il 6 agosto, la chiesa rivive il mistero della trasfigurazione di Gesù.
“Sei giorni dopo (si ritiene dopo aver fatto un accenno alla sua Pasqua, v. capitolo 16), Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo". All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: "Alzatevi e non temete".  Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo”. (Matteo 17,1-8).

Quante macerie, quante sofferenze umane conosciamo ogni giorno!

Ebbene, la nube luminosa del Padre, avvolge teneramente questa umanità, conducendola nel cammino.

Una nube e una Voce: “Ascoltatelo!”

Una piccola grande parola, che non è “udire”, ma molto, molto di più!

Ciascuno di noi trovi la strada per ascoltare Gesù, per vivere quella che è la realtà di figli del Padre: vivere da fratelli nelle vicende che coinvolgono il breve passaggio su questa terra di ciascuno di noi.

giovedì 2 luglio 2020

Canto di speranza

A volte, guardandoci attorno, ci sentiamo un po’ scoraggiati, ma se facciamo attenzione, ci accorgiamo che qualcosa germoglia.
Don Tonino Bello scriveva: “additare le gemme che spuntano sui rami vale più che piangere sulle foglie che cadono”.

Ogni alba, anche se velata di foschia, lascia intuire che ancora sta nascendo il sole.

Jim Morrison, cantautore e poeta americano degli anni ‘70, ci ha lasciato queste parole: Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.

Matteo nel suo Vangelo racconta:
Salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. 24 Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. 25 Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". 26 Ed egli disse loro: "Perché avete paura, gente di poca fede?". Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. 27 Tutti, pieni di stupore, dicevano: "Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?" (6,23-27).

Cantiamo col salmo:

6 Solo in Dio riposa l'anima mia:
da lui la mia speranza.

7 Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.

8 In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.

9 Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio (Sal 62/61, 6-9).

domenica 8 marzo 2020

Polvere luminosa


Tante volte abbiamo sentito ripetere mentre le “ceneri” scendevano sul nostro capo “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai.” Ebbene, proprio dalla cenere, dalla polvere, è partito quest’anno papa Francesco nell’omelia del mercoledì delle ceneri a Santa Sabina di Roma, omelia che troviamo sul sito “vatican.va” e da cui cogliamo alcuni pensieri.

“La polvere sul capo ci riporta a terra, ci ricorda che veniamo dalla terra e che in terra torneremo. Siamo cioè deboli, fragili, mortali. Nel corso dei secoli e dei millenni siamo di passaggio, davanti all’immensità delle galassie e dello spazio siamo minuscoli. Siamo polvere nell’universo. Ma siamo la polvere amata da Dio. Il Signore ha amato raccogliere la nostra polvere tra le mani e soffiarvi il suo alito di vita (cfr Gen 2,7). Così siamo polvere preziosa, destinata a vivere per sempre. Siamo la terra su cui Dio ha riversato il suo cielo, la polvere che contiene i suoi sogni. Siamo la speranza di Dio, il suo tesoro, la sua gloria.”
“La cenere ci ricorda così il percorso della nostra esistenza: dalla polvere alla vita. Siamo polvere, terra, argilla, ma se ci lasciamo plasmare dalle mani di Dio diventiamo una meraviglia. Eppure spesso, soprattutto nelle difficoltà e nella solitudine, vediamo solo la nostra polvere! Ma il Signore ci incoraggia: il poco che siamo ha un valore infinito ai suoi occhi. Coraggio, siamo nati per essere amati, siamo nati per essere figli di Dio.”
“Che cosa fare dunque? Nel cammino verso la Pasqua possiamo compiere due passaggi: il primo, dalla polvere alla vita, dalla nostra umanità fragile all’umanità di Gesù, che ci guarisce. Possiamo metterci davanti al Crocifisso, stare lì, guardare e ripetere: “Gesù, tu mi ami, trasformami... Gesù, tu mi ami, trasformami...”. E dopo aver accolto il suo amore, dopo aver pianto davanti a questo amore, il secondo passaggio, per non ricadere dalla vita alla polvere. Si va a ricevere il perdono di Dio, nella Confessione, perché lì il fuoco dell’amore di Dio consuma la cenere del nostro peccato. L’abbraccio del Padre nella Confessione ci rinnova dentro, ci pulisce il cuore.”

venerdì 24 gennaio 2020

Rimanete nel mio amore (Gv 15,9)


E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
(Gv 1,13)

Iniziamo con queste parole che sono un canto che unisce cielo e terra. E leggendo il Vangelo di oggi 19 gennaio sottolineiamo ciò che ci colpisce, come suggeriva il card. Martini per la Lectio divina:

Il giorno dopo [Giovanni], vedendo Gesù venire verso di lui, disse: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!  Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me".  Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele. Giovanni testimoniò dicendo: "Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui.  Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo".  E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio"(Gv 1,29-34).

Carissimi, questa è una notizia molto bella! Tutto è in  movimento in questo brano, tutto è in relazione! Ricordiamo che chi si lascia illuminare dalla Parola, cammina nella luce: Gesù viene, e l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Lettera ai Romani 5,5).

E nell’Apocalisse (3,20) Gesù sussurra: Ecco, io sto alla porta e busso, se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me.”  Ma attenzione! Gesù sta alla porta del nostro cuore e bussa, ma poi tutto dipende da un “se”: udire la sua voce e aprire la porta. Tutto il resto viene da sé, ed è indescrivibile!
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          Lunedì 17 febbraio ore 18 – Eremo in città: Cenacolo su La fede del centurione”: spazio per spunti di Lectio divina alla scuola del Card. Martini su Luca 7,1-10 e meditazione silenziosa. Via Pragelato 24/D – Torino. Aperto a tutti.

venerdì 10 gennaio 2020

Attesa che apre all'Amore


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!» (Marco 13, 33-37).

Avvento è il tempo dell'attesa. Il profeta Isaia apre le pagine di questi giorni come un maestro dell'attesa e del desiderio. Attendere con tutto me stesso significa desiderare, «attendere è amare» (Simone Weil). Così io attendo un Signore che già vive e ama in me. Attendere  equivale a vivere. Un doppio rischio incombe su di noi: il «cuore indurito», secondo Isaia e quella che Gesù chiama «una vita addormentata» (vegliate, vigilate, state attenti... che non vi trovi addormentati). Qualcuno ha definito la durezza del cuore e la vita addormentata come «il furto dell'anima» nel nostro contesto culturale. Il furto della profondità, dell'attenzione, il vivere senza mistero.  Scrive un poeta: Io vivere vorrei / addormentato / entro il dolce / rumore della vita (Sandro Penna). Io no, voglio vivere vigile. Vivere attenti è il nome dell'avvento. Vivere attese e attenzioni, due parole che derivano dalla medesima radice: tendere verso qualcosa, il muoversi del corpo e del cuore verso Qualcuno che già muove verso di te.
(Cfr.  Ermes Ronchi, Avvenire 27 novembre 2008).